Si consiglia di leggere l’articolo con accompagnamento musicale allegato:
Cosa significa questo titolo? Di significati – per me – ne ha molti, ma non voglio spiegarli nell’introduzione; spero piuttosto che risultino comprensibili dallo svolgimento dell’articolo…
Oggi voglio parlare dell’essere, di noi stessi, del nostro Io.
Tranquilli tutti, non mi sento la Freud dei giorni nostri, e non ho assolutamente l’ardire di creare un trattato filosofico-psicologico sull’argomento, non ritengo di averne le competenze; vorrei però invitare tutti alla riflessione, insieme a me…
Oggi voglio parlare anche dello Yoga. No, non è vero, non del tutto in effetti; non voglio parlare dello Yoga come in un articolo specifico sull’argomento, non ho intenzione di creare un barboso post su un argomento che da qualcuno possa essere ritenuto poco interessante, e non ho assolutamente intenzione di convincere chi non lo conosce a praticarlo. Per quanto personalmente la ritenga ormai fondamentale nella mia vita, credo che una persona vi si dovrebbe avvicinare per libera scelta, naturalmente, quando è pronta. Quindi lungi da me spronare qualcuno. NIET. Parlerò del viaggio nello yoga e dello yoga nel viaggio, che dir si voglia, ma il punto non è lo Yoga in quanto tale; il post di oggi potrebbe chiamarsi anche meditazione, o stare con sé stessi, o imparare a capirsi, conoscersi, non è così rilevante al fine del mio messaggio… che io lo chiami Yoga, questa è un’altra storia.
L’altro punto focale è il viaggio. Quale viaggio? Non ha importanza. Che sia fisico-reale, o mentale-metaforico, è lo stesso… credo si possa applicare a tutto.
“Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell’Occidente è che perdono la salute per fare i soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto.”
Dalai Lama
Questa frase del Dalai Lama è famosa in tutto il mondo. Tutti noi “Occidentali” ne riconosciamo la veridicità; in pochissimi sappiamo prendere provvedimenti.
Siamo così presi dalla frenesia della nostra vita che non ci rendiamo conto dello scorrere del tempo, dei secondi buttati, della nostra fortuna sprecata. Passiamo ad una rapidità supersonica dagli impegni lavorativi o scolastici ai doveri in famiglia, allo sport, allo studio, ai rapporti interpersonali, e al giorno d’oggi anche al mondo social! Non è una critica: sono la prima a farlo. Quanto tempo perdiamo su Facebook o Instagram o Internet, semplicemente vagando, senza fare in effetti alcunché?
Non voglio essere fraintesa, sono dell’idea che i social ci diano possibilità che qualche anno fa non erano nemmeno lontanamente immaginabili, se utilizzati correttamente. Da questo punto di vista non faccio che ringraziarli: per la rete e i legami che mi stanno rendendo possibile creare, ad esempio! Ma non è questo il punto: quanto tempo sprechiamo semplicemente nel “refresh” della pagina, senza nemmeno sapere perché lo stiamo facendo? Seguivo uno special qualche tempo fa: i primi ad essersi scandalizzati e allontanati dai risultati di alcuni aggiornamenti social altri non sono che i loro stessi inventori.
Ma senza cadere nell’off-topic, ciò che voglio dire, in questo caso, è: ci rendiamo conto che ci stiamo dimenticando di noi stessi? Che cosa manca in questo mix folle che chiamiamo vita quotidiana? Noi stessi. Intendo dire, davvero, noi stessi. Il nostro essere, il contatto con il nostro Io più profondo.
Siamo puntualmente, costantemente, allontanati dalla parte più profonda, privata e pura della nostra persona.
Quanto tempo è che non spegni il telefono e lo abbandoni nell’altra stanza? Quanto tempo è passato dall’ultima volta in cui hai lasciato il computer, la radio e la TV spente e ti sei coricato a tu-per-tu con te stesso?
Spero non sia passato un secolo.
Attenzione. Non parlo di dormire, leggere, fare sport.
Ok, dormire è sacrosanto e necessario per il recupero, ma non vale in questo caso: non si è coscienti. Leggere è fondamentale a mio avviso, ma non si è da soli con sé stessi: si è in compagnia dello scrittore, in un dialogo immaginario si dibatte con lui, con ciò che vuole comunicare. Lo sport, sì, è vero, è sicuramente per il nostro corpo e la nostra mente – ed è una gran cosa – ma parlo con cognizione di causa quando dico che spesso e volentieri lo sport è “stressante”; deve esserlo, e ben venga che lo sia. Ho fatto sport per tutta la vita, l’ho insegnato. Continuo a praticarlo e insegnarlo. Per quanto sia “per il nostro corpo”, per quanto “liberi la mente”, non ha nulla a che vedere con il concetto a cui volevo arrivare, con l’isolarsi completamente e serenamente, nella pace più assoluta, con l’Io più profondo in noi.
A cosa ti riferisci allora, Cami?
Dal mio punto di vista c’è la meditazione, lo scrivere, il pensiero profondo, lo Yoga.
E ora sì, comincerò a parlare dello Yoga sul serio, perché per me racchiude tutto ciò che intendo dire in questo post, ma potrebbe anche chiamarsi in un altro modo, davvero; spero che nessuno smetta di leggere arrivato a questo punto…
Lo so che spesso le posizioni che si vedono sembrano piuttosto intense (e molte lo sono) ma non è tutto lì. Non si tratta solo di strane pose che può assumere il nostro corpo! Prima di procedere, in ogni caso, vorrei inserire una citazione che per me racchiude tutta la spiegazione dell’equilibrio statico e dinamico del corpo e della mente, in un modo in cui io non avrei mai saputo fare, e poi commentarla.
«Lo yoga esiste da oltre quattromila anni, ma forse è nuovo per voi.
Lo yoga conferisce il dominio dei sensi e vi libera dalla loro schiavitù.
Lo yoga non consiste solamente nel tenersi in equilibrio sulla testa, come molti credono, ma insegna ad affrontare la vita con i piedi ben piantati in terra.
Questa disciplina senza essere una religione tutte le contiene, non essendo contraria a nessuna di esse.
Lo yoga dona ai giovani la saggezza dell’esperienza e agli anziani il segreto della giovinezza.
Lo yoga vi farà conoscere qualcuno che prima sicuramente ignoravate: il vostro proprio sé».
Swami Satchidananda
Ed è esattamente ciò che intendo. Questa pratica antichissima non inventa niente di nuovo, e forse -ma dico forse- se viene praticata da così tanti anni, da così tante persone che vivono così tanto bene, -forse, dico io- qualcosa di buono ci sarà…
“Conferisce il dominio dei sensi…”: eccoci qui, in uno dei punti focali del mio post di oggi. Il dominio dei sensi. Io l’ho sperimentato e lo sperimento grazie a questa pratica, e ritengo che farebbe bene e qualunque essere umano, credo sia fondamentale per il corretto proseguimento e perseguimento della propria esistenza, quale che sia il modo in cui lo si raggiunge; in questa sede, non ha importanza…
“Insegna ad affrontare la vita con i piedi ben piantati a terra…”: qui sorrido.
È vero, in tutti i sensi. In senso fisico, oggettivo, dona equilibrio e propriocezione. In senso figurato ci restituisce il “qui e ora” tanto complicato da ricordare, talvolta. Altro punto focale del post di oggi. Quante volte ci perdiamo nel nulla, scordando di essere presenti, ben saldi e piantati, in quello che stiamo facendo?
“Senza essere una religione le contiene tutte e non è contrario a nessuna.” Si tratta più che altro di una filosofia. Non importa il credo più intimo della persona. A dire il vero non bisogna nemmeno credere realmente in qualcosa. A volte, con ignoranza, c’è chi lo ritiene lontano dalla scienza; anche in questo caso si commette un errore. La scienza occidentale non viene mai contraddetta, viene piuttosto ampliata…
“Dona ai giovani la saggezza dell’esperienza e agli anziani il segreto della giovinezza” … a tutti la conoscenza di sé. E qui mi astengo da ogni commento. Questo è per me il punto fondamentale. La conoscenza di sé. Ci conosciamo davvero? Ci prendiamo dei momenti per “impararci” davvero, per amarci?
Mi ripeto, non voglio creare una sorta di “esortazione allo yoga” né far innamorare nessuno, con questo articolo. La pratica è la mia risposta, fa parte del mio credo; la mia esperienza e le mie emozioni. Ognuno deve trovare la sua personale via per la salute psico-fisica. Il punto è che la si trovi, che ci sia, a mio modesto parere.
È un viaggio in noi stessi, nei nostri pensieri, nella nostra mente.
Sarà un caso probabilmente, ma nella mia esperienza chi viaggia anche fisicamente questa necessità la conosce bene. Se non sempre quasi, per lo meno.
Chi ha viaggiato almeno una volta nella vita in Oriente, poi, credo che abbia come me una visione particolarmente intima verso lo Yoga. Forse è l’Asia che ti cambia, non lo so. Per alcuni magari invece è il viaggio in generale… chissà, chi può dirlo?
Credo che un viaggiatore in quanto tale, quale che sia la sua religione o il suo credo più intimo, venga toccato su corde talmente profonde in alcuni luoghi di questo pianeta da non poter rimanere impassibile. Sarà un caso che chiunque viaggi davvero non rinunci ad un momento di religioso silenzio dinnanzi alla natura, respirando, meditando? Io non credo al caso.
Chiamiamolo quindi Yoga, chiamiamolo “tempo per noi stessi”, meditazione, rilassamento, chiamiamolo come vogliamo… per me è semplicemente ESSERE.
{…e tu come la pensi? Come ti concedi del tempo? Sei un viaggiatore? Se ti va, mi racconti il tuo punto di vista o la tua esperienza? Che sia in un commento all’articolo, sulla pagina Facebook, via mail o su Instagram, te ne sarò profondamente grata!}
Cami
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