Ormai mi conoscete da un po’ quindi, bando ai preamboli: chi non desidera passare qualche giorno in un posto da sogno? Chi non desidera immergersi completamente alla scoperta di un popolo totalmente diverso dal nostro, annusandone e assaporandone cultura, tradizioni, cibo, fino in fondo? Chi non desidera farlo decisamente low-cost?
Amici, amiche, questo viaggio è stato progettato in modo totalmente “fai da te” da me e dalla mia amica Federica, con la quale vorrei aprire una agenzia di viaggi “minima spesa, massima resa” (il nostro motto) per aiutare tante altre persone a vivere emozioni così grandi, a pochissimo! Con questo articolo ho due obiettivi:
- Far sognare tutti coloro che lo vorranno, con un meraviglioso resoconto descrittivo, video e fotografico di ciò che ho visto
- Aiutare tutti coloro che vogliono organizzare questo viaggio “fai da te” con il dettaglio di tutte le spese.
Per non annoiare i primi, metterò tutti i dettagli pratici così: {…}
Grazie a tutti e buon viaggio, fisico o mentale che sia…
La mia “valigia” …
Mi sento veramente in dovere di ringraziare il mio inseparabile zaino. Sto per raccontarvi la storia di una Backpacker, e per tanto devo rendere grazie al mio amico, il mio Deuter 30Lt, è stato un compagno unico, mi sono sentita come le lumache, che si portano appresso la loro casa.
Tutto ciò di cui ho avuto bisogno in Indonesia è stato lì, e si tratta, oltre al “beauty”, di: qualche top/maglietta, qualche pantaloncino, un paio di ciabatte, scarpe da trekking La Sportiva, uno zainetto Salewa packable, pantaloni divisibili da trekking Columbia, una borsetta da sera, qualche vestitino, intimo, occhiali da sole, presa multipla (che in Indonesia non serve), costumi, crema solare e… tantissima voglia di partire!
…partiamo???
Non so voi che mi leggete, ma io, pur viaggiando da anni, ad ogni partenza ho sempre quello sfarfallio in fondo allo stomaco, quel misto di ansia, gioia, attesa e apprensione, inspiegabile se non come il “non stare più nella pelle”. Questa volta però la partenza per l’Indonesia è stata un po’ complicata.
Tutto è cominciato con una passione che mi lega a Bali dai tempi in cui ci andò mia nonna, io non ero ancora nata, ma fin da piccola ne ho sempre sentito parlare con un amore tale da portarla nel cuore senza ancora averla vista.
Quest’estate decisi di organizzare il viaggio con l’associazione di Surf Blackwave, salvo scoprire poi che sarebbero partiti con il loro “team” formato da surfisti di livello troppo alto rispetto al mio. Quindi nulla… amareggiata accetto la sconfitta…
Poco dopo mi scrive Federica: “…torno dalla Cina Cami, ci vediamo in Indonesia per una vacanza folle?”. Detto, fatto. Last minute. Pronti, via!
Ci hanno provato in mille modi a fermarci: la Farnesina con messaggi allarmanti sul terrorismo indonesiano (???), il vulcano Agung che decide di sbuffare (ma minaccia soltanto, senza eruttare) dopo oltre 60 anni di silenzio mandando il mondo mediatico nel panico… insomma, di tutto e di più, ma noi, contro ogni ragione, contro ogni aspettativa, siamo partite! Ringrazio ogni giorno quella scelta, che mi ha portato verso uno dei viaggi più belli della mia vita… l’Indonesia.
[NOTA TECNICA: il viaggio è durato 15 giorni (+2 giorni di volo) ma è stato veramente intenso e condensato, pertanto l’articolo è venuto così lungo che ho deciso di dividerlo in tre parti distinte: 1-Java, 2-Bali, 3-Gili e Lombok. Gli articoli seguenti arriveranno nei prossimi giorni… buona lettura!]
L’ISOLA DI JAVA
…per assaporare l’Indonesia autoctona, non ancora devastata dal turismo di massa…
Io e Federica ci siamo incontrate a Jakarta, io dall’Italia (scalo Dubai, consiglio gli Emirates per tutta la vita), lei direttamente dal suo stage in Cina, da lì, senza nemmeno posar piede fuori dall’aeroporto della super trafficata capitale, ci siamo dirette con un aereo locale {25€ a testa} a Yogyakarta, una delle città più affascinanti di Java. Arrivate a destinazione abbiamo avuto la fortuna di incontrare un gruppo di ragazzi francesi con cui abbiamo diviso il taxi (altrimenti caro) per arrivare alla nostra homestay… dopo 15 giorni in Thailandia io non mi stupisco più di niente, ma se non siete mai stati nel Sud Est asiatico lasciatevi colpire dalla loro guida folle, dalla quantità di gente nelle strade, dal numero spropositato di persone su uno scooter, è davvero impressionante!
{in Indonesia cercate sempre di prendere i “BlueBird”, sono taxi azzurri che non costano molto… a Yogyakarta purtroppo non c’erano, ma fate comunque attenzione a non farvi fregare e cercate di contrattare sempre! Per questa corsa noi abbiamo speso 50k Rupie in due, sono circa 3€… ricordate: 1€ = 15000Rupie (d’ora in poi 15k)}
Una volta arrivate in homestay, fatta la doccia, ci siamo buttate subito a letto, un po’ perché era tardi, un po’ per riprenderci dal fuso (dall’Italia ci sono 5ore, con Bali, invece, sono 6) un po’, soprattutto, per prepararci al giorno successivo!
{Homestay: Losmen Setia Kawan, carinissimo, in un vicolo che appena l’ho visto mi sono venuti i brividi e invece ho imparato a chiamarlo casa in poche ore… ovviamente loro ci vivono, c’è una bambina dolcissima e vi fanno la colazione a qualunque ora, anche se come noi dovete svegliarvi all’alba…}
1°GIORNO: Borobudur, Prambanan, Pancawara a Pinus Pengger…
Il primo giorno io e Federica abbiamo incontrato il nostro driver Andrei {300K Rupie a testa per tutto il giorno} che ci ha portato alla prima tappa del nostro viaggio, il tempio Buddista Borobudur. Arrivando con il driver siamo state accolte da drink gratuito di benvenuto, Wi-Fi, e tante cose in più, ma noi, dopo aver sorseggiato un the tipico, ci siamo dirette immediatamente alla splendida attrazione che ci stava aspettando; passando attraverso immensi prati, elefantini, e miliardi di persone tra fedeli e turisti, siamo arrivate alla scalinata di questa suggestiva costruzione…
…siete pronti? No, non dico solo alla bellezza mozzafiato del templio ma… a diventare voi l’attrazione! Ebbene sì, nemmeno a me era mai successo, ma siamo in un templio che ospita fedeli dell’interno di Java, spesso poveri, da villaggi poco turistici, poco abituati ai “bianchi” … la prima volta che mi sono sentita dire “Can I take a picture with you?” pensavo parlassero male l’inglese, e invece no! Volevano proprio una foto con me e Federica… siamo una mora e una bionda sì, ma mica siamo le veline!
Neanche il tempo di dire “Yes” che ci siamo trovate avvolte in uno sciame di Javanesi, senza riuscire a fare nemmeno un passo! E noi che cercavamo di fare le foto al templio, neanche per sogno, tutti gli altri, da lì in poi, non ci hanno mollato un secondo, avevo una paresi alla mascella, ma quante risate!!
Detto ciò vi assicuro che l’atmosfera del posto è meravigliosa, e la struttura è così particolare da essere imperdibile! Vi allego una foto che sono riuscita a farmi in un momento di pausa dagli scatti altrui, e vi stra consiglio di visitare questo posto!
Dopo un intricatissimo labirinto nei loro mercatini artigianali siamo riuscire a tornare al parcheggio, dove ci aspettava Andrei, tutti pronti per il Prambanan, altro posto da sogno, questa volta induista.
L’Indonesia è, infatti, un puzzle multiculturale dove tante religioni vivono serenamente insieme. A Java si trova tranquillamente una famiglia formata da mamma musulmana e papà cristiano (e non chiedetemi come sia possibile, sto solo riportando la storia di un ragazzo conosciuto in seguito), troviamo templi buddisti e induisti… Bali, invece, è principalmente induista, ma troviamo anche buddisti, per quanto riguarda le Gili e Lombok, invece, solo moschee.
Chiusa questa parentesi, comunque, dopo un’ora di viaggio siamo arrivate al templio, solito drink di benvenuto, e via, alla scoperta dei misteri induisti. Ci ha accolto una musica melodiosa in sottofondo, oltre al tipico bue indiano… consiglio una visita anche qui, se ne avete tempo, perché merita…
La terza tappa della giornata non era prevista, ma anche per questo motivo adoro essere iscritta a così tanti gruppi di viaggi su Facebook; oltre a ricevere consigli, si scoprono posti incredibili! È proprio su uno di questi gruppi che ho scoperto l’esistenza di Pancawara a Pinus Pengger, luogo in cui si trovano un sacco di costruzioni fatte solo di rami intrecciati, tra cui, la più suggestiva, la mano sospesa nel vuoto.
Traducendo testualmente la didascalia sul posto: “Pancawara in sanscrito significa cinque nuove, nel senso di cinque collegamenti, in relazione alla comunione dell’uomo (me, al centro della struttura) con i cinque elementi, quali acqua, fuoco, metallo, legno e suolo. Il vento è presente come collegamento tra l’uomo e gli stessi, e significa che attraverso questi l’uomo ha operato e cooperato per costruire la sua civiltà nel tempo. […] Inoltre, per i Javanesi i cinque elementi vengono visti come fratelli. Le tradizioni di Larung Sesaji e Gugur Gunung sono forme di rispetto per i Javanesi secondo le quali la natura porta sempre loro i suoi frutti. Le montagne, gli oceani, le risaie, sono posti importanti per questo popolo tanto da essere rispettati e amati. Questo significa che nella visione e nel comportamento di questo popolo gli elementi della natura di cui sopra porteranno sfide e grazie, per i loro figli e le popolazioni del futuro.”
Devo dire che, Javanesi o no, se ne avete l’occasione dovreste visitare questo posto. Stare lì in piedi, sospesi nel vuoto su una struttura fatta dell’intreccio di rami, protesa verso la natura, è qualche cosa che non posso spiegarvi a parole, una emozione pura, dalla quale passa realmente tutto quanto appena letto; si avverte la comunione con la natura, il nostro essere uomini, ed è qualcosa che non potete perdervi solo perché non è così -turisticamente parlando- “famosa”. Spero solo che dalle mie parole possiate cogliere almeno una minima parte di quella sensazione unica e indescrivibile a parole.
Ritornate a “casa” siamo andate a cena in un ristorante vicino, due passi e poi presto a letto, il giorno dopo ci attende il treno (della speranza) quindi sveglia all’alba!
{…ci sono due treni che da Yogyakarta vi connettono a Probolinggo, il paese che connette a sua volta, invece, al vulcano Bromo. Il primo parte alle 7 del mattino circa, l’altro, dall’altra stazione, alle 10. Sicuramente il primo (il secondo non lo so) ha solo la classe economy e costa circa 94k Rupie. Chiedete sempre due volte: a noi la prima assistente ha detto che i biglietti erano terminati, la ragazza nel secondo gabbiotto, invece, ce li ha fatti subito!}
Eccoci qui quindi che lasciamo Yogyakarta, direzione Probolinggo, ai piedi del Bromo.
[per il video sul TukTuk e altre “pillole” del viaggio: https://youtu.be/IE65su3HfpI … scusate per la risoluzione e la scarsa qualità, prometto che cercherò di migliorare!]
… 2°,3°,4° GIORNO: ovvero “come fare due vulcani imperdibili con trekking notturni in 48 ore e non morire” …
Da Yogyakarta il treno parte alle 7 del mattino ed ha la durata di 9 ore, ma porto questa esperienza nel cuore: non mi lamenterò mai più di Trenitalia in vita mia! Non ho fatto il viaggio con le ginocchia in bocca solo perché sono alta 150cm, ma se volete potete chiedere a Federica se era comoda… nonostante questo, scorci affascinanti, risaie, case letteralmente sui binari, panni stesi a portata di mano di passeggero… Lì eravamo davvero le uniche “bianche” del vagone, i già pochi turisti che visitano Java in genere prendono un tour organizzato, ma se volete davvero annusare l’Indonesia, viverla fino in fondo, questa è la scelta giusta, e infatti, una volta scese a Probolinggo, abbiamo incontrato solo una decina di altri occidentali sparsi in giro per i vagoni: Backpackers come noi…
Ci tengo qui a dare un po’ di consigli di prezzi a chi sta organizzando il viaggio:
{ATTENZIONE: fuori dalla stazione cercheranno di fregarvi in ogni modo! Cercate come trasporto l’“Angkot, un minivan locale, che vi porti al Bus Terminal Bayu Angga, la corsa è di 15min e costa 5k Rupie (0,35€) e si trovano subito fuori dal binario. Se come nel nostro caso vi portano alla loro agenzia (come fanno quasi sempre) non accettate/pagate niente, a meno che non vi mettano il trasporto alla stessa cifra del Bus, e cioè 35k Rupie (2,50€) fino a Cemoro Lawang (il villaggio ai piedi del Bromo) il viaggio dura 1ora e ½ circa.
Per quanto riguarda l’homestay, noi abbiamo soggiornato alla View Bromo Guest House, 8€ a testa con colazione. Parlano molto bene anche della “Lava”, dove abbiamo cenato, ma quando abbiamo prenotato noi erano rimaste solo stanze a prezzi inaccessibili.}
{Il tour per il Bromo si può acquistare direttamente a Probolinggo o in guest house.}
{ATTENZIONE: cercheranno di fregarvi anche qua, il prezzo giusto con tour in jeep è 320k Rupie, o almeno, questo è quanto siamo riuscite a contrattare noi! Considerate che il biglietto di ingresso al parco, senza tour, mi sembra sia sulle 220k Rupie! Potete noleggiare anche delle moto ma non so dirvi i prezzi…}
Il Bromo, così come gli altri vulcani, è bello vederlo all’alba, perciò il tour parte di notte! In questo caso, avendo noi comprato il pacchetto con le jeep, alle 3,00 di notte.
Un piccolo sonnellino e alle 2.00 iniziamo a prepararci, vestite di mille strati: due paia di pantaloni, maglietta, felpa, K-way, cappello di lana, e via… si gela per davvero fuori!
La jeep ci carica all’homestay insieme ad altre tre ragazze, e, dopo un percorso in salita nel buio più totale, ci lascia in cima alla montagna… ci dirigiamo al view point grazie alle torce, poi, una volta rimaste al buio, ci sediamo e aspettiamo.
Lo spettacolo dell’arrivo del sole, che colora il cielo di mille sfumature irradiando di luce il cratere dei tre vulcani, è qualcosa di suggestivo a tal punto che trovare un aggettivo è comunque riduttivo; andare in Indonesia e perdersi uno spettacolo simile è veramente un delitto!
Il simpatico cavallino vi lascerà ai piedi della scalinata, a metà della quale inizierete a sentire un suono fortissimo, noi pensavamo addirittura di essere vicino all’aeroporto! E invece no, si tratta del vulcano! È assopito, sì, ma esce costantemente una fumata bianca e lui, nel frattempo, se la borbotta! Non ho mai visto niente del genere prima… imperdibile!
Una volta finita l’escursione, si torna in homestay! Se come noi volete fare i due vulcani in 48 ore “e non morirne”, tempo di una doccia, valigia/zaino, e si parte! In stazione alla volta di Banyuwangi!!
{Anche qui abbiamo due opzioni di orario: un treno alle 16.30, l’altro alle 11.00! questa volta abbiamo la Buisness class e si viaggia abbastanza bene così, per circa 6€!}
Arriviamo a Banyuwangi alle 15.30 circa e veniamo accolte da Sendy, il ragazzo che si occupa della nostra homestay, che starnazza fuori dal binario con un cartello in mano “Federica! Federica *cognome*!” e poi, serenamente, ci porta in scooter alla nostra camera, in scooter, sì, noi 2, più le valigie…
Abbiamo giusto il tempo di una doccetta e una dormita rigenerante, poi, dopo aver acquistato il pacchetto {proveranno a spararvi di più, ma il prezzo corretto è 250k Rupie per macchina, trekking guidato e tutto… prestate attenzione!}, andiamo a cena con i due ragazzi indonesiani della casa, i quali, dopo averci portato a tenere una rapida lezione di inglese a delle donne indonesiani, ci portano a mangiare pesce!
Abbiamo giusto il tempo di vestirci (sempre ben coperti, si sale parecchio!) poi, a mezzanotte in punto, si parte. Dapprima in macchina arriviamo ai piedi del vulcano Ijen, poi, all’1.00, incomincia il trekking. Una lunga salita nel buio più totale, talvolta semplice, talvolta veramente ripida (totale 2 ore)! Arrivati in cima al cratere -sulla fiducia; ancora non si vede nulla!- iniziamo a scendere all’interno del vulcano inerpicandoci tra le rocce, meno male che abbiamo le torce (discesa 45 minuti circa, ma anche di più)! Ogni tanto, al grido “miners!” dobbiamo spostarci e far passare, appunto, i minatori che vanno su e giù, imperterriti, con kg e kg di zolfo sulle spalle. Una volta arrivati giù indossiamo le maschere antigas, l’odore e il fumo dello zolfo sono davvero insopportabili, ma lo scenario è pazzesco: il fuoco che fuoriesce dalle rocce è…BLU! Il fuoco si accende di questo colore per il gas solforico, che emerge dalle fessure con temperature fino a 600°C. le fiamme possono raggiungere fino a 5m di altezza, per poi condensarsi e tornare giù in forma liquida e incendiarsi poi nuovamente. È necessario che sia notte per vederle, per questo vi consiglio questo pazzesco tour…
…provo ad allegarvi una foto, ma lasciatemi dire che, purtroppo, non rende affatto!
Come dicevo, le foto non sono suggestive quanto lo scenario che si aprirà ai vostri occhi, parola di Camilla!
Dopo qualche scatto indossiamo le maschere nuovamente e attraversiamo lo zolfo. Vi auguro che quella notte non ci sia vento, quando ci sono stata io ce ne era parecchio e lo zolfo è davvero soffocante! In ogni caso siamo riuscite ad arrivare al lago, immenso, considerate che il cratere si estende per circa 20 km! L’acqua, ovviamente, è caldissima. Siccome il fumo è troppo, decidiamo di risalire e goderci l’alba dall’alto; il sole, nel frattempo, sta iniziando a sorgere!
Durante la risalita scattiamo qualche foto, ma il vero spettacolo è dalla vetta…
Vi assicuro che vi godrete un bel momento di relax dalla cima…
Intorno alle 7 si torna alla jeep e poi a “casa”. Chiudiamo lo zaino e ci facciamo dare un passaggio al porto dal proprietario della homestay! {Koko Homestay, a Banyuwangi} Il biglietto per Bali costa veramente poco (perdonatemi ma non ricordo quanto!) e in un’oretta siamo sull’isola degli Dei, la magica Bali… ricordatevi di cambiare l’ora, qui c’è il cambio di fuso!
[…per aiutare meglio chi si sta organizzando il viaggio ho deciso di terminare qui il primo articolo, domani, alla stessa ora, pubblicherò quello su Bali! Intanto fatemi sapere cosa ne pensate e, se avete bisogno di aiuto/suggerimenti, non esitate a contattarmi! A presto, Cami…]
Ciao! Siamo Noemi e Lorenzo di Due Zaini in Viaggio.
Il Tuo blog è molto interessante Ti abbiamo nominato al Sunshine Blogger Awards.
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